In attesa che madama Brigantin Francesca parli nello specifico del caso eutanasia,vorrei provare a dire la mia.
Vediamo di allargare il discorso da un punto di vista prettamente medico,cosa che io tanto per precisare non sono,ma può offrire spunti interessanti,visto che ancora oggi la medicina non riesce a mettersi daccordo su una cosa semplice,sembra quasi ridicolo dirlo,quando ci si può considerare morti.
Fino agli anni ‘60, si riteneva che l’accertamento della morte dovesse avvenire mediante il riscontro della definitiva cessazione delle funzioni vitali: respirazione, circolazione, attività del sistema nervoso. Ma nel 1968 una Commissione della Facoltà medica di Harvard propose un nuovo criterio, allora indicato come ‘coma irreversibile’, fondato sulla definitiva cessazione delle funzioni dell’encefalo. “I criteri di Harvard sono stati pubblicati senza nessun dato clinico-statistico relativo a pazienti.
Dagli anni ’80, però, nel mondo scientifico hanno iniziato a diffondersi perplessità e dissensi sulla validità di tale criterio fondato sulla ‘teoria dell’integratore centrale’, secondo cui l’organismo, quando l’encefalo cessa di funzionare, si riduce a una collazione di organi, parti corporee non integrate funzionalmente.
Ora io mi domando e dico,se persino su un evento che si ritiene universalmente certo il mondo della medicina si divide,figurarsi l eutanasia,che è tema molto più delicato,si tratta di decidere se un essere umano soffre abbastanza da rendere la sua vita degna di essere vissuta,se si possa resistere al eventuale dolore o l immobilità,semi-completa o totale che sia.
Si potrebbe provare con la filosofia,ma i pensieri sono molti,non si caverebbe un ragno dal buco.
La religione maggiormente diffusa nel nostro paese in questo caso non offre sbocchi,la vieta e basta,non entra neppure in merito alla questione,anche se mi sono sempre chiesto una cosa,se si considera sacrilego che l uomo attraverso la nascita in vitro,"lutero in affitto",l inseminazione artificiale metta mano alla creazione della vita,perchè accettare che delle macchine facciano respirare o alimentino un corpo?
Sembra che si usino due pesi e due misure.
Tornando al discorso,credo sarebbe molto meglio lasciare alla persona la dignità di decidere se continuare a soffrire oppure resistere stoicamente,come nessuno è davvero mai uguale un altro,lasciamo che ogniuno decida da solo,la sofferenza è personale,dovrebbe esserlo anche tutto il resto.
Nel caso non si sia più in grado di intendere e/o volere,rispettate il suo pensiero prima di quell infausto momento.
Sulla questione del trapasso certo da me accennato è uscito un libro:
Finis vitae.Is Brain Death still Life
Raccoglie il parere di medici,giuristi e filosofi.
Etichette: uomo quale epoca
15:04:00
Ciao! Ti ringrazio tanto per la visita, passo solo per un saluto perchè ora ho molta fretta. Comunque tornerò a farti visita (in genere commento poco nei vari blog), spero di rivederti sul mio. Un saluto! Andryyy top
21:17:00
sul tuo ci puoi fare la firma che ci torno. ^___^ devo continuare una certa discussione con castruccio e poi la nostra preparazione è MOLTO DIVERSA mi serve per scoprire cose nuove e documentarmi. top
22:09:00
Ave...
le visite a nuovi blog le faccio volentieri, permettono uno scambio di vedute e un po' di sano confronto. Scrivo, e riassumo, ciò che avevo iniziato a esporre sul blog di "Falla girare", prima che un anonimo mi interrompesse per dirottare la discussione sul fatto che secondo lui è democratico che il Papa non dica la propria opinione perchè potrebbe influenzare le scelte politiche, ma questo è un altro discorso e preferirei non riprenderlo. Vedo il link del suddetto blog e sorrido, primo perchè anche se in disaccordo, deve ammettere che tutto sommato è un blog abbastanza moderato, abbastanza civile e che comunque riesce a mettere insieme le opinioni di molte persone anche se di ideologie politico-culturali diverse, dovuto forse al fatto che, forse qua si troverà in dissaccordo con me, lo staff pur dicendo la sua, abbia tutto sommato rispetto delle idee altrui. Dico questo, perchè dalla (poca) esperienza di blogger che ho, ho visto siti che parlano di politica ed attualità, veramente ridicoli, in cui gli autori prendono una determinata posizione e deridono letteralmente tutti quelli che la pensano diversamente. E con ciò non voglio dire che il mio blog o il blog di fallagirare sia perfetto...
Detto ciò (mi scuso della parentesi, ma sono fatto così, divulgo, forse troppo) ecco la mia opinione a riguardo.
Per quello che so io "Eutanasia" significa morte provocata con farmaci o simili per evitare al paziente dolori dovuti alla malattia.
Da ciò si deduce che il malato non può uccidersi e qualcuno lo fa tramite farmaci.
Ora, secondo me c'è da scindere un po' di casi.
La prima scissione riguarda il malato terminale non capace di intendere e di volere e quello capacae di intendere e di volere. Per quanto riguarda il primo caso si può ancora scindere in due sottoinsiemi. Il primo è quello in cui il malato si trovi in un caso di malattia terminale improvvisa e imprevedibile (ad esempio coma). In questo caso si parlerebbe di eutanasia se un parente o un medico decidesse di porre fine alle sue sofferenze, ma qui dico io, chi siamo noi uomini per decidere sulla vita di un altro? Perchè un parente o un medico, seppur in buona fede, dovrebbero prendere al posto mio una decisione così importante? Ci sono forme di vita umane utili e inutili che dovremmo eliminare, un po' come facevano gli antichi Greci con gli storpi e gli handicappati, che li buttavano giù dal monte Olimpo? Il secondo sottoinsieme riguarda invece il caso in cui il malato si trovi in condizioni, sì di malattia terminale, ma prevista, che ne so per motivi genetici o per previdenza, e per cui ha deciso quando ne aveva le facoltà i casi in cui volesse che si facesse uso dell'eutanasia. E chiedo io, e se mentre è in fin di vita cambiasse idea ma non avesse il modo di esprimerlo? E se davvero nel dolore di una malattia una persona fosse cambiata e avesse deciso di continuare a lottare e a convivere con un dolore? Insomma e se una persona nella malattia cambiasse idea scegliendo la Vita? Non so perchè ma questa cosa mi fa venire in mente i giustiziati ingiustamente dalla pena di morte.
Ma passiamo alla seconda parte della scissione, quella in cui il malato sia capace di intendere e di volere. Anche qui dividerei due casi. Primo caso, il malato è capace di intendere e di volere e chiede di far uso di eutanasia, in parole povere chiede di accellerare la sua morte (penso che li avvelenino, ma non lo so). Io credo che, come nella pena di morte, una persona non abbia il diritto o il potere di togliere la vita ad un altra. Altrimenti dovremmo rivedere le leggi che regolano l'omicidio, cioè, se io ammazzassi una persona che me lo chiede, dovrei essere incriminato? O la distinzione si fa solo dallo stato di salute della persona?
Ultimo caso è quello i cui la persona è capace di intendere e di volere e rifiuta ogni forma di cura, il che lo porta anche alla morte. In tal caso, io credo che anche la legge permetta ad una persona di decidere di non farsi curare, e credo che sia una cosa tuttosommato giusta, perchè è uan scelta che non chiede partecipazioni di altre persone.
Ricordo qualche tempo fa che scoppiò i caso di Terri Schiavo (se non sbaglio si chiamava così) che fu ammazzata letteralmente. Ricordo anche che la vicenda fu superficialmente trattata dai quotidiani nazionali che strumentalizzarono (come è loro solito fare) tutta la faccenda. L'unico quotidiano che ebbe una voce fuori dal coro fu "Il Foglio" con un intervista di Oriana Fallaci (lo so, torno sempre su di lei, è come dire he tutte le strade portano a Roma), che checchè se ne voglia dire è sempre informatissima sugli argomenti che tratta e ne porta documentazioni valide. Che poi si voglia discutere sulle opinioni questo è un altro paio di maniche, ma prima di dare un'opinione, lei riporta sempre un fatto, documentato. In quell'intervista svelò i numerosi retroscena politici riguardanti quell'omicidio legalizzato, in primis del marito che non vedeva l'ora di godersi con la nuova moglie l'eredità della poveretta.
Comunque, da quello che scrivo non sono particolarmente daccordo sull'euatanasia, per lo meno se si intende che ciò comporti una decisione presa da altri, fatta in altri tempi o con partcipazione di terzi, l'unico caso su cui sono favorevole non è da ritenersi eutanasia.
Penso di avere un po'esagerato con la lunghezza, per cui chiudo.
A presto. top
00:31:00
ciao,però attenzione a non confondere eutanasia con testamento biologico e non è semantica.
in uno possono essere terzi a decidere per te e questo non è ammissibile.
nel secondo in caso di certa morte futura e nel pieno delle mie facoltà mentali,dichiaro di voler porre fine alle mie sofferenze,checchè ne dica la chiesa io questa la chiamo carità cristiana,amore etcetc.......
saluti top
03:26:00
Allora Vito premesso che risponderti è una maratona ^____^ (per la serie vogliamo essere precisi al massimo,avevo il sospetto che fossi puntiglioso ma ora ne ho la conferma[rido sguaiatamente]).
Spero di accontentare entrambi con una sola risposta.
Allora caro Perictor ammetto di essere caduto in un errore che commettono molti,avrei dovuto parlare di testamento biologico,citando me stesso:Nel caso non si sia più in grado di intendere e/o volere,rispettate il suo pensiero prima di quell infausto momento.
Chiaramente parlavo di testamento biologico,in questo post non prendo neppure in considerazione il fatto che siano gli altri a decidere.
Grazie per la puntualizzazione,non correggo per correttezza,casomai farò presente la differenza in un altro post,a breve.
Ora Vito torniamo a te,restando sulla falsariga del testamento biologico.
dici:Per quello che so io "Eutanasia" significa morte provocata con farmaci o simili per evitare al paziente dolori dovuti alla malattia.
Da ciò si deduce che il malato non può uccidersi e qualcuno lo fa tramite farmaci.
Non vi sono solo le sofferenze fisiche,ma anche psicologiche,immagina di dover restare fermo in un letto.
Ci sono molti malati in avvicinamento alla fase terminale che potrebbero uccidersi,non riguarda solo coloro che non sono in grado di farlo,perchè far mancare loro un supporto?
Per quanto riguarda l essere in fin di vita e decidere all ultimo momento di ripensarci posso dirti solo una cosa,tutti hanno paura di morire un attimo prima,è naturale,ciò non toglie che in quel preciso attimo non sei lucido,ma in preda ad un atavica paura,altri la superano,altri non ci riescono,comunque sia la morte indotta passa di solito per vari stadi,appunto per ovviare a tali situazioni.
Dici:se io ammazzassi una persona che me lo chiede, dovrei essere incriminato? O la distinzione si fa solo dallo stato di salute della persona?
La distinzione che ti offre il testamento biologico così come molti lo pensano è fondamentale;prende in esame il fatto che non si è più in grado di compiere le più elementari azioni che ci riconducono alla vita.
Respirare,mangiare,esprimere il proprio pensiero in qualsiasi modo.
Vorrei farti presente che in molto casi se l uomo non intervenisse le persone come Terry Schiavo sarebbero già morte.
Ache pro continuare certe esistenze?
NEl caso di persone non coscenti è un inutile accanimento,nel malaugurato caso che lo fossero sarebbe come essere imprigionati dentro il proprio corpo,una punizione troppo grande per chiunque.
Se tu uccidessi una persona che te lo chiede incapperesti molto probabilmente nelle attenuanti:"eri soggiogato dall altrui personalità,incapace di intendere e volere,lo eravate entrambi,...ecc...ecc",altrimenti è omicidio e basta.
Non stiamo parlando di questo,e ritengo come molti che la discriminante tra sano e malato in modo grave e per ora in maniera irreversibile faccia la differenza. top